LA MIGRAZIONE DELLE RENNE
Questo viaggio, l’avevo sognato parecchie volte e l'avevo preparato in silenzio perché volevo che la sorpresa fosse totale, le parole dette a voce troppo alta possono sminuire i sogni più folli.
Cosi, come quella mattina di 7 anni fa, con le stesse guide e Gengis Khan, il cavallo bianco al quale avevo messo dei fiori sulla sua criniera selvaggia e che avevo nutrito dolcemente mentre, avvicinandomi, mi faceva credere che si fosse annoiato delle mie carezze, partimmo all’assalto della taiga e delle montagne. La paura si univa alla speranza di arrivare per tempo da una famiglia Tsaatan per partire con lei e le sue renne verso l’accampamento autunnale. Questa folle speranza martellava la mia testa. È la qualità dell’erba, dei licheni e dei muschi a decidere le numerose migrazioni dell'anno, e anche la data del nostro arrivo dipendeva dalle renne. Bastava solo che le renne fossero dalla nostra parte!
Un freddo glaciale accompagnò la nostra uscita da Tsangan Nur, l'ultimo villaggio laggiù a Nord ovest del lago Khösgöl, poco distante dalla Siberia. Il vento ci spingeva verso il lago come per farci cader dentro con i nostri cavalli. Fiocchi di neve piroettavano nel cielo quasi color inchiostro, fermandosi sui nostri dell. Una maligna raffica di vento strappò i fiori di campo della criniera di Gengis Khan ma, più tardi la taiga le avrebbe regalato una criniera d’oro e noi avremmo brillato nel sole. Se il cattivo tempo ci raggelò al punto di doverci incollare ai nostri cavalli per trovare un po' di calore, poi avemmo la fortuna, nonostante la stagione e la zona, di poter continuare i giorni seguenti sotto un sole splendente. La silhouette di Drimmaa, augurandoci buon viaggio, ci sembrava ora cosi lontana solo dopo poche ore da quando la nostra carovana si era messa in moto verso il popolo delle renne. Questo viaggio, sebbene interminabile a causa della sua certa difficoltà e della nostra pietosa conoscenza dell’arte equestre, era comunque emozionante e meraviglioso. Lontano da tutto, anni luce dalle nostre abitudini, lontano dal rumore, in totale simbiosi con la natura, riprendevamo forza saldando il nostro corpo pesante contro un altro più sano, più vivace, più attento a quello che ci circonda, più vigile a tutte le emozioni che questo mondo fatto di erba e di pietra ci stava offrendo in regalo per il nostro ritorno in queste terre poco accoglienti.
E sempre la stessa angoscia: le renne erano dalla nostra parte? Il mio sogno si stava avverando?
Le ombre si allungano, il sole timidamente si tinge di rosso, la temperatura diminuisce. Un leggero vento si alza. I profumi della steppa ci inondano dei loro aromi…e arriviamo all’accampamento che si sposterà solo quando le renne lo decideranno e partiranno per luoghi dove l’erba è più grassa, più abbondante prima del lungo e rigido inverno che si prepara.
Avete fatto buon viaggio? ci chiede l’anziano della famiglia, dopo che da diverse ore osservava il nostro incedere con il suo binocolo mongolo.
Sotto il tipi si sta bene, i cavalli sono calmi, le renne aspettano…dopo una lunga cavalcata, seduti all’interno del tipi, ci riposiamo e approfittiamo del piacevole calore della stufa. In modo molto semplice, bevendo il tè al latte salato, ci annunciano che l'indomani, si domani, l'accampamento si sposterà, le renne hanno deciso cosi. Devono salire più in alto sulla montagna dove il muschio è abbondante e fuggire dal caldo di questa vallata, le renne amano solo il freddo! Rimaniamo senza voce! La notte sarà perturbata da mille domande, da mille dubbi: saremo capaci di seguirli su queste montagne cosi irte?
A metà mattinata tutte le cose sono sparse fuori in un disordine organizzato. Sin dalla notte dei tempi ogni cosa ha il suo posto, tutto sarà impachettato con minuzia sulle otto renne scelte per trasportare tutti gli effetti miseri, ma preziosi perché indispensabili alla vita nomade. Un rumore risuona forte nel cielo che non ha ancora deciso il suo colore definitivo, è la tela dei tipi che viene strappata alla sua struttura lasciando come una nave apparire la sua armatura. Questa armatura nuda da una impressione di fragilità. Composta da alcuni tronchi di legno legati in cima da cordami sapientemente annodati sa resistere alle pesanti tempeste di neve, ai venti violenti, al rigido clima così lunatico d’estate come d’inverno, niente si muove, niente vola dando cosi un riparo sicuro a questi abitanti delle foreste. Sotto l’urt dove rimangono solo i tronchi che servono alla costruzione dei tipi e la stufa ancora calda, tutta la famiglia si riunisce per condividere un'ultima tazza di tè al latte salato. Seduti in cerchio attorno alla stufa che si raffredda, gli Tsaatan rendono alla natura lo spazio occupato. È una comunione totale tra loro e la natura, che null’altro può condividere. Impotenti ma profondamente consapevoli di questo momento maestoso e misterioso possiamo solo partecipare a questo momento cosi importante per loro prima della partenza. Molto di più di una abitudine è un rito che si inscrive nella notte dei tempi e senza il quale nessuna partenza può avvenire. L’intensità di questo momento quasi magico si legge sui loro visi, si nota nelle loro gesta semplici ripetute milioni di volte: si deve partire ringraziando di ciò che la natura ha regalato e cancellare ogni traccia del suo passaggio. Dietro di loro nessuno edificio ne ricchezza accumulati! Il loro solo pensiero è di trasmettere quello che loro stesso hanno ereditato: la taiga, i fiumi di acqua pura, le renne, la natura e la vita.
Ad un tratto senza che noi ce ne accorgessimo, la bambina della famiglia ben coperta viene messa in groppa alla renna che avrà il difficile compito di portarla sana e salva sino al prossimo accampamento. La carovana composta di circa 20 renne e 3 adulti impiegherà due giorni di cammino per raggiungere il posto scelto dalla famiglia. È scoccata l’ora della partenza…appena il tempo di raggiungere i nostri cavalli e la famiglia è già lontana. Le renne hanno il piede più sicuro dei cavalli e camminano più velocemente. Non saremo più una cosa sola con i nostri cavalli e soffriremo con loro per inseguire gli Tsaatan nella taiga su questi sentieri ancestrali scritti solo nella memoria delle renne, tant'è che i sentieri non rivelano alcuna traccia del loro passaggio. Attraverseremo paludi dove i nostri destrieri faranno fatica a non sprofondare, cadremo ogni tanto su grossi sassi scivolosi quasi insormontabili, su lastre di ghiaccio che cedono sotto il peso della nostra carovana, ma seguire gli Tsaatan in quel silenzio assoluto ci regala una gioia indescrivibile. Gli aghi dei pini attutiscono il rumore degli zoccoli tanto da crederci soli al mondo, giocando a nascondino con le renne che appaiono alla svolta di un sentiero, dietro un gruppo di alberi, in cima ad un colle. La taiga in questo fine settembre è d'oro, la foresta si copre di un manto giallo cosi luminoso, che le renne come il sottobosco sono illuminati. Scalando le montagne, sovrastando le vallate, guardando verso la Siberia, abbiamo potuto ammirare le nevi eterne…spettacolo intenso…bianco immacolato che raggiunge l’azzurro cosi caratteristico del cielo mongolo…maestosità dei luoghi abitati dagli spiriti dei quali abbiamo sentito parlare a lungo.
Arriviamo finalmente dove la famiglia ha deciso di montare un campo provvisorio. Già tutta la famiglia si attiva recuperando, tagliando i tronchi per montare i tipi, la stufa sarà la prima ad essere piazzata e accesa prima ancora che la tela avrà ricoperto l’urt. Mentre il cielo si incupisce, il freddo si fa sentire e durante la notte, cinta dal gelo, il tipi fremerà. La fiamma si fa più viva, il fuoco scoppietta, seduti vicino al focolare condividiamo un momento di riposo prima di addormentarci sotto un cielo stellato che promette sole per l’indomani.
Che giorno è? ieri?oggi?...domani?...non lo sappiamo più … sono parecchi giorni che viviamo con gli uomini renna, per cercare di capire ciò che li spinge a vivere una vita che ci sembra a volte difficile da sopportare. È tempo per noi di rientrare verso Tsangan Nur dove i bambini Tsaatan vanno a scuola nei collegi, rimanendo per lunghi mesi lontano dalle loro famiglie e dalle loro renne. Sebbene la vita sia più facile al villaggio, alcuni bambini sceglieranno la vita nomade dei loro avi. La sopravvivenza della tribù viene messa in gioco dalla continuità di questo modo di vita ed è la speranza dei genitori.
La discesa dalla montagna si farà da altri sentieri che solo le nostre guide di origine Tsaatan conoscono, trascinandoci ancora una volta verso stupendi paesaggi dove la paura di cadere da cavallo sparirà istantaneamente davanti tali spettacoli.
…e caracollando con fierezza alla testa della carovana, Gengis Khan, dopo avere strappato con un colpo di denti deciso un filo d’erba che emanava ancora il profumo del sole d’estate della lavanda e del timo entrammo nel cortile della nostra guest house dove Drimmaa ci aspettava come se non avesse mai lasciato la sua postazione dalla nostra partenza: era la fine del nostro viaggio nel paese degli tsaa.
• Dell: abito tradizionale mongolo
• Urt: sinomino di tipi in lingua tsaatan
• Tsaa: renne in mongolo
Per incontrare gli Tsatan vedasi: mongoliatours.org o mejet69@yahoo.com (inglese)